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Islam e cristianesimo - pubblicato per la prima volta nel 2004, a dieci anni dalla morte dell'autore - riunisce due testi inediti. Il primo, intitolato I tre pilastri del conformismo, si compone di tre capitoli: «Siamo tutti figli di Abramo», «Il monoteismo » e «Le religioni del Libro», nei quali l'autore analizza e smonta, in maniera chiara ed efficace, i tre concetti utilizzati in maniera sempre più frequente per avvicinare da un punto di vista teologico le tre religioni rivelate. Secondo Jacques Ellul, la comune discendenza abramitica sulla quale si fonderebbe la parentela tra ebrei, cristiani e musulmani è del tutto priva di fondamento. Nel Vangelo, infatti, solo colui che «compie il bene» è proclamato da Gesù «Figlio di Abramo»: la filiazione dal patriarca risulta così appartenere più a un piano spirituale che carnale. L'Islam, inoltre, nega al cristianesimo lo statuto di religione monoteista: a Gesù Cristo, incarnazione di un Dio d'amore che si è fatto uomo per salvarci attraverso il dolore e la sofferenza, i musulmani contrappongono Allah, sovrano unico e inaccessibile nonché giudice implacabile delle azioni umane. L'autore, infine, nell'analizzare i testi sacri alla base delle due religioni, evidenzia alcune differenze inconciliabili: se il Corano è il libro della costrizione, della sottomissione e non offre all'uomo alcuna speranza di salvezza, la Bibbia, al contrario, contiene una promessa di libertà, e la rivelazione di un Dio che parla al credente e soffre con lui. Il secondo testo è una prefazione scritta da Ellul per il libro di Bat Ye'or The Dhimmi. Jews and Christians under Islam, in cui è affrontato il problema della dhimmitudine, cioè la condizione degli «infedeli» nelle società islamiche. L'Islam vi è presentato come una religione che non si evolve né dal punto di vista giuridico né da quello politico, e che ha stabilito uno status di inferiorità per i popoli sottomessi non dissimile da quello dei servi della gleba nel Medioevo.